Sulle risposte dei candidati sindaco Volpi e Ricciardi

Due dei candidati sindaco hanno risposto alle mie nove domande, in vista delle elezioni. Come ho già detto, li ringrazio. In fondo me l’aspettavo. Nello scriverle immaginavo proprio questo: uno svelamento culturale, una fotografia sulle concezioni, ma anche sui caratteri personali e sui ruoli sociali e politici che si sono ritagliati, o più probabilmente hanno ritagliato loro. Meritano un commento.

 

Il candidato sindaco Alessandro Volpi è la grande star della politica locale. Una persona molto preparata, fortemente di sinistra, nella concezione più tecnica (ma non genuina, aggiungerei) del termine. Ma anche colui che nel recente passato ha dimostrato una particolare abilità nel sapersi muovere nei meandri del palazzo (non necessariamente un aspetto negativo). E’ potente, nel suo esporsi. Scrive articoli di fondo sui quotidiani, insegna all’università, varia dall’economia politica alla storia della musica, con la stessa nonchalance.                                                                                            Volpi non ha bisogno di penetrare troppo a fondo nelle questioni poste. E’ la stella luminosa che vive di luce propria. Tutt’al più, se proprio deve (e l’onestà intellettuale di cui è dotato in questo caso l’ha convinto), si concede una risposta vaga, che rimanga volutamente superficiale: in fondo ci son ben altri compiti in questo momento. E allora parliamo di Costituzione. E’ semplice e complessa allo stesso tempo. Permette di rispondere non rispondendo. O, al contrario di non rispondere rispondendo. Ma fondamentalmente il non entrare pienamente nel merito delle questioni è un’abile maniera di non sbilanciarsi. Pazienza, non m’aspettavo molto di più, ma quello che più di tutto mi spaventa è trovare decine di “mi piace” su facebook alla sua risposta. Una venerazione degna di Kim Jong Il.


Il candidato Riccardo Ricciardi è completamente diverso. Ha bisogno di legittimazione, ma ha anche la volontà della correttezza. Risponde per calcolo politico, ma anche per un’intima maniera d’essere e di presentarsi. E’ molto migliore della media dei suoi candidati nella lista. E’ profondamente Antifascista e ciò mi basta in un movimento in cui puoi dire le cose più becere e razziste e poi vieni espulso se vai in televisione. E’ tecnico nelle sue risposte. Ma mi ricorda quella canzone dei CSI dedicata al Socialismo reale “unità di produzione”: macchina automatica – no anima. E’ cioè quel tecnicismo puntuale, preciso, concreto. Ma vuoto di passioni. La politica è anche passione, ideologia, scontro, ferocia, divertimento. E’ lo scacciare i fascisti dalla piazza. E’ umanità. I Grillini l’hanno esclusa.
Ma Ricciardi ha la correttezza di entrare nel merito delle questioni e su un paio di queste vorrei tornare.
Quando si parla di immigrazione c’è un’accurata attenzione nello svicolare dalla domanda (volutamente scivolosa): se notate non parla di cittadini senza permesso di soggiorno, ma di misure verso quei migranti già legalizzati. E considera il piano simbolico come inefficace e mezzo per lavare le coscienze. Ma nella risposta sull’antifascismo è lui stesso a sottolineare l’importanza dei piani simbolico e culturale. Perchè tutto questo? Per chi avesse una minima dimestichezza con le esternazioni del guru Beppe Grillo, non può essere una sorpresa: in tema di immigrazione si governa l’esistente, non si concede nulla. Guai mettere in discussione la pratica del “parlare alla pancia” dell’elettorato.
Più delicata e fastidiosa la risposta sulle questioni di genere. Innanzitutto il considerare un’alterità in un calderone di altre alterità è già di per sè atto tipico di chi vuol svuotarla della complessità e della sua specificità. Ma soprattutto nelle proposte che emergono traspare una concezione della donna esclusivamente come portatrice di maternità: sono tutte mirate all’aiuto in un ben determinato ambito. Come se il maschilismo di questa società non invadesse tutti i livelli, come se la struttura normativa e quella culturale non provocassero già una differenziazione in tal senso. Inoltre il passaggio sulla prostituzione non è per nulla convincente: una posizione di questo tipo non solo non può portare a nulla nel limitare la prostituzione, ma anche e soprattutto vede le sex workers (preferisco chiamarle così) come un indistinto, in cui libertà di scelta o libera espressione di sè, non vengono concettualmente neppure presi in coniderazione: è il trionfo della moralità e della pubblica decenza.

Molte altre cose avrei potuto o voluto dire. Ma in fondo quello che ho provato a fare non è altro che un gioco. Che ha funzionato ed è stato divertente nella misura in cui ha avuto la capacità di rivelare elementi, concezioni, spunti utili per tutti. Ricciardi e Volpi non si meritano di essere oggetto di quegli orribili scontri verbali da beceri ultras, che avvengono su internet, nei vari gruppi. In fondo gli ultras si scontrano per una partita di calcio, che mi sembra un motivo ben più nobile.
Sapete già che io non voterò. Ma non per presa di posizione assoluta, quanto perchè non trovo attualmente alcuna forza in grado di ergersi a potenziale soggetto di trasformazione. E’ un peccato.

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