La società sotto il silos di Adamo.

Sono a cena e squilla il telefono. E’ Sandro. “Giamma, hai visto il telegiornale locale?” No, non l’ho visto. Ci sono i mondiali: si, lo so che andrebbero boicottati ma è troppa la passione. “Alla Fermet un operaio è salito su un silos per protesta. Noi andiamo là.” Sandro è un compagno vero, di quelli di cuore. Lavora al Pignone. La prima volta che l’ho conosciuto voleva picchiare Kaos One (si, il grande maestro del rap) alla nostra Festa Antifascista perchè non aveva intenzione di fare Bella Ciao.

“Noi abbiamo riunione, stasera. Veniamo lì. A dopo.”
Mando un sms agli altri: fra mezzora alla Fermet.

Mentre andiamo in macchina mi immagino scenari, con quella consueta adrenalina addosso che mi prende in alcune situazioni potenzialmente esplosive. Immagino di trovare molta gente, politici e sindacalisti. E poi la polizia, quella non manca mai. Chissà, magari si alza un po’ la tensione. Non penso come alcuni compagni che in una lotta il fattore determinante rimane l’agitazione di piazza che riesci a mettere in piedi. Penso, piuttosto, che l’agitazione, lo scontro assumono un valore quando si incontrano con un’analisi conflittuale, con una partecipazione di massa, con il risultato concreto.

Insomma riflettevo su tutto questo quando arriviamo alla fabbrica. E qui la prima sorpresa: ci saranno non più di 25 persone. Qualche operaio, qualche compagno, il sindaco, i segretari delle organizzazione sindacali.

E gli altri? Le forze della sinistra? Gli operai? I sempre presenti 5stelle? Nessuno.

Mi viene incontro Rinaldo e mi spiega un po’ la situazione. Sul silos c’è Adamo: è lassù e la struttura è pericolosa. Con Rinaldo ci conosciamo da più di vent’anni. Diecimila situazioni condivise. Lui nella sua militanza nei Carc, fedele, io un po’ ondivago, troppo movimentista forse. Qualche volta in disaccordo, ma rispetto e riconoscenza sempre.

La situazione che ci si offre è un paradigma incredibile: in un fazzoletto di terreno la fotografia della società. Un operaio in lotta, disperato. I suoi compagni a sostenerlo, con la difficoltà e la tensione del caso. Il sindaco a rappresentare un possibile canale di mediazione, quando la mediazione è impossibile, semplicemente perchè per una situazione di disperazione che viene affrontata, mille se ne ripropongono. E’ la crisi. Anzi, chiamiamo le cose con il loro vero nome: è il Capitalismo, sono i padroni.

Le forze politiche sono completamente assenti. Non c’è nessuno! La sinistra da salotto, i 5stelle e il loro interclassismo, i consiglieri in cerca di passerelle: nessuno. Questo non è terreno da attraversare, non si possono fare promesse da campagna elettorale. I lavoratori sono stanchi.

E poi nessun’operaio delle altre realtà in lotta. Ma perchè ‘sti sindacalisti non vanno nelle altre fabbriche? Perchè non portano i lavoratori delle altre vertenze? Cosa sta succedendo?

I compagni di lavoro di Adamo ci ringraziano con affetto, quasi sorpresi dell nostra presenza. Noi ci siamo in massa, quasi tutti, chi poteva. Ognuno con la sua funzione, come al solito. Quando ci muoviamo organizzati siamo una potenza. Chi parla coi lavoratori, chi coi pochi compagni presenti, Luca fa le foto. Poi un lavoratore ci mette in contatto con Adamo sul silos. Lo ringraziamo, ci ringrazia. Gli manifesto il mio sostegno. Cerco di nascondere un po’ di commozione nella voce.

Rimaniamo fino a tardi per poi darci appuntamento la mattina dopo all’alba per sostenere Adamo e i suoi compagni. Noi ci saremo. Qualcuno prova a spostare il turno di lavoro, altri di noi arriveranno.

Non ha senso parlare della vicenda in sè, ce ne sono migliaia in tutta Italia, a decine solo da noi. Ha senso piuttosto coglierne il suo significato emblematico. Carpirne le sue piccole lezioni politiche e culturali. Contro i profeti del nuovismo a tutti i costi, convinti che la classe operaia non esista più. Contro il nuovo mantra della politica della partecipazione, ultimo folle concetto-farsa della sinistra istituzionale, che è riuscita a far passare il discorso secondo cui l’attivismo politico è fare qualche conferenza, sbattersi per le elezioni e costruire interventi mirabolanti in consiglio comunale. Contro l’interclassismo dei 5stelle, nella loro nauseante equidistanza fra padroni e operai. Contro l’inattivismo dei sindacati che non riescono nel migliore dei casi, o più semplicemente non vogliono realizzare una vera mobilitazione per il lavoro e contro ‘sta cazzo di società.

Contro tutto questo eravamo lì. E c’era Adamo lassù al freddo nella notte, con la dignità della sua lotta e della sua disperazione.

Ora Adamo è sceso. Sembra che il sindaco di Carrara gli abbia trovato una soluzione, a lui e ai suoi compagni. “Solo la lotta paga”, abbiamo scritto in un comunicato. E solo la lotta ti restituisce quella cazzo di umanità che ci vogliono togliere a tutti i costi. Noi ci siamo e ci saremo. Sempre.

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