Le amministrative di Massa. Mi son divertito a ipotizzare un’analisi.

Nel guardare gli esiti elettorali, ieri sera, mi chiedevo se davvero ora cambierà tutto o se in realtà gattopardianamente, rimarrà tutto come prima. In attesa di scoprirlo provavo a ragionare su vittoriosi e sconfitti, su strategie di successo o fallimentari.

Non c’è dubbio che esiste un solo grande vincitore, un uomo solo al comando, un potenziale rais in questa città. Si chiama Alessandro Volpi e ha trionfato. E’ una vittoria cominciata cinque anni fa, da vero stratega dell’elezione Pucci. Ma è anche una vittoria costruita con il buon senso della partecipazione nel percorso. Le due liste direttamente a suo sostegno hanno preso il 21%, come a premiare la strada intrapresa. Volpi mi sembra troppo intelligente per ergersi a padrone assoluto della città e mi sembra sufficientemente di sinistra per lasciarsi coinvolgere e contaminare dagli eletti nelle sue liste. Anche perchè ne avrà bisogno per i rapporti di forza all’interno della maggioranza.

L’altro grande vittorioso dell’elezione massese è il Partito Democratico. Sembrava destinato a sparire o quantomeno ad essere una parte poco significativa del governo cittadino ed invece si trova primo partito col 24% dei voti e con la possibilità di incidere realmente. Ed essendo ormai un partito culturalmente e politicamente di destra almeno nei suoi strateghi (?), porterà ad un vero e proprio spostamento della politica locale. Un pericolo di cui Volpi avrà tenuto conto? O più probabilmente era una percentuale di voti che serviva indipendentemente dalle conseguenze?

Degli arancioni c’è poco da dire. Sono reduci da un’amministrazione disastrosa e pagano le difficoltà di quei movimenti a livello nazionale. Le false speranze (ma per chi?) di Pisapia e Doria stanno lì a dimostrarlo.

La prima grande sconfitta di queste elezioni è la sinistra. Il Prc e in parte SeL. In particolare, la strategia politica di Rifondazione esce fortemente battuta, e cioè quella di costituire un argine per la coalizione, un pungolo da sinistra per il sindaco. Segno che aver messo insieme una lista di persone veramente in gamba non è sufficiente se ci si trova ad allearsi con i soliti noti, se non ci si smarca da chi a livello nazionale governa con Berlusconi, se non si capisce che per fare una politica anticapitalista non è possibile allearsi con i profeti del capitalismo peggiore. Il 3,1% (1100 voti) sono uno schiaffo. Spero che sia sufficiente per segnare un radicale stravolgimento della linea scelta.

Grande batosta ha subito anche il m5s, almeno rispetto alle previsioni. Mi piacerebbe attribuirla a un consapevolezza dell’elettorato, determinata dai fallimenti amministrativi che stanno avendo, dal deludente comportamento parlamentare e soprattutto dalle becere derive razziste. In parte può essere così. Tuttavia una buona fetta dei voti persi rispetto alle politiche è dovuta alle solite dinamiche clientelari che le amministrative comportano e che, gliene va dato atto, i 5stelle rifiutano. Non bisogna sottovalutare comunque, a mio parere due fattori: il clima dell’insulto e dell’aggressione che alcuni di loro hanno espresso e la modestia politica di una buon parte dei componenti della lista. “Nuovo” di per sè, non vuol dire positivo se non è accompagnto da “Capace”.

La Destra è pressochè sparita. Le tre liste assieme contano l’11%. Sono completamente incapaci come nel resto d’Italia, solo che qui non riescono ad esprimere neppure i poteri forti. Un dato interessante sono i 350 voti di Mangiaracina, più votato nella lista di Benedetti. Forza Nuova si conta e raggiunge il solito misero 300. La politica del “violento sullo sfondo e doppiopetto in primo piano”, non paga.

Ultimo dato l’astensione. Hanno votato due persone su tre, il 16% in meno rispetto alle comunali del 2008. Un crollo dei votanti (più contenuto rispetto alla media nazionale), che fornisce alcuni dati interessanti. Le strategie politiche dei vecchi partiti hanno stancato tutti e la proposta dei nuovi comincia a non convincere nessuno. Le persone soffrono la crisi e capiscono sempre di più che all’interno di questo modello di sviluppo non hanno risposte. Vogliono altro. In periodi come questo, generalmente l’Europa si è rifugiata dietro un uomo forte. Noi abbiamo al contrario un compito storico: evitare che questo accada. E per farlo faccio un appello a tutte le forze antagoniste, anche e soprattutto a quelle, come il Prc, che hanno al suo interno il gene del cambiamento : è il momento di lavorare per la costruzione di liste alterntive, realmente anticapitaliste, che esprimano in maniera chiara e senza alleanze elettoralistiche, la nostra visione di società differente. In questa maniera potremmo anche tornare ad incontrarci in una campagna elettorale.

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