Il mondo studentesco. Fra a-politica e “ne’ rossi, ne’ neri…”

Uno degli errori che vengono commessi piu’ di frequente in ambito politico, ma anche sociale, e’ quello di vedere la realta’ per compartimenti stagni privandola delle connessioni e delle dinamiche relazionali. Cosi’ si creano categorie assolute che, se utilizzate in maniera astratta, faticano a rappresentare la complessita’ della realta’. Pensiamo alla categoria di operaio, di proletario, di classe media, di borghesia.                                                                     E pensiamo a quella di studente.

Percepire il mondo studentesco come un gruppo sociale indipendente dalla realta’ che lo circonda, e’ grave perche’ miope dal punto di vista sociologico, ma soprattutto perche’ perdente dal punto di vista politico. Ma se a percepirsi come un qualcosa di astratto dal mondo circostante sono gli stessi studenti, la cosa comincia ad essere preoccupante. E a pensar male, una certa premeditazione conservatrice da parte delle forze della difesa dello status quo ci deve essere.

In particolare mi riferisco alla manifestazione studentesca di Massa e alla richiesta di una parte degli studenti di mantenere una certa a-politicita’ nella protesta. Si pretendeva da parte di qualcuno di creare una mobilitazione puramente rivendicativa sul DDL Aprea-Ghizzoni, con l’obiettivo unico di vederlo messo in discussione.

La follia di questa concezione, che e’ poi la follia della politica de-ideologizzata, e’ quella di pensare a un mondo scolastico completamente avulso dal resto della societa’, e di non comprendere che dietro questo disegno di legge c’e’ un processo politico complessivo in atto che e’ in tutto e per tutto figlio della societa’ neo-liberista e capitalista. L’idea di annullare di fatto gli organismi partecipativi all’interno della scuola e di trasformare gli studenti in utenti della cultura, pronti per il mercato del lavoro e risorse della mobilita’ lavorativa, e’ parte di un disegno di trasformazione del Capitale, per il quale la merce da vendere non puo’ piu’ essere l’auto o la lavatrice (vista la crisi in atto), ma ogni elemento di quello che una volta si chiamava stato sociale.

Non comprendere la portata della battaglia in atto e’ gravissimo e pericolosissimo. E, soprattutto, non comprendere che per combattere per una scuola migliore occorre inquadrare l’istituzione scolastica in una logica piu’ complessiva, che ha un nome ben preciso e si chiama “Capitalismo”, e’ atto fallimentare. O probabilmente atto voluto, da quelle forze che basano la propria esistenza sulla gestione dei fenomeni in corso.

Una parte degli studenti ha capito tutto questo e ha voluto fortemente rappresentare la protesta complessiva contro il Capitale anche attraverso un apparato simbolico che significa prima di tutto riscossa degli sfruttati contro gli sfruttatori e indignazione e rabbia contro il potere dominante, sia esso politico, baronale o repressivo. Di questo apparato fa parte la bandiera rossa e fa parte la volonta’ di vedere il momento della mobilitazione come occasione per mostrare a tutti le agenzie dello sfruttamento, dalle interinali alle sedi del padronato.

Un’altra parte ha invece pensato di arrendersi alle logiche dominanti, autorappresentandosi in maniera assolutamente chiara nel coro “Ne’ rossi, ne’ neri, ma liberi pensieri“. Sarebbe di per se’ gia’ vergognoso. Lo e’ a maggior ragione quando si intravede il disegno messo in atto da alcuni professionisti della conservazione, di togliere spazio a chi puo’ condurre la mobilitazione verso qualcosa di dirompente.

Occorrerebbe un appello per riportarli quanto meno ad un po’ di sana ribellione giovanile. Ma c’e poco da fare, gli hanno gia’ succhiato il sangue dalle vene.

 

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Una risposta a Il mondo studentesco. Fra a-politica e “ne’ rossi, ne’ neri…”

  1. claudia Giella scrive:

    Guarda cosa ho scritto ieri su “diversamente prof”:-)
    Ciao!
    Claudia

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