Daspo e flagranza differita contro il Movimento.

Chiamiamo “emergenza” una continua ri-definizione strumentale del “nemico pubblico” da parte dei poteri costituiti. Grazie all’emergenza, agli occhi della fantomatica “opinione pubblica” viene resa accettabile non solo la violazione ma la vera e propria sospensione delle libertà formalmente sancite dalle costituzioni e dalle carte dei diritti umani. Accettabile? Di più: necessaria e auspicabile al fine di “difendere la democrazia”.

Con queste parole si apre il magnifico testo “Nemici dello Stato” del Luther Blissett Project, una sorta di storia d’Italia attraverso le legislazioni d’emergenza. Un’opera di qualche anno fa (edito da Derive/approdi nel 2000), che meriterebbe quantomeno un paio di capitoli ulteriori. Perchè il cosiddetto “Nemico Pubblico” ha via via assunto nuove forme in questi ultimi anni.

Quando qualche anno fa, la totalità o quasi dell’opinione pubblica, dei mezzi d’informazione e delle forze politiche individuò nel fenomeno Ultras, il nuovo capro espiatorio su cui costruire e su cui esercitare una innovativa forma legislativa, alcune parti del Movimento intravidero immediatamente il pericolo e lanciarono l’allarme. Era, secondo quell’analisi superficiale ma quantomai azzeccata, un’accurata sperimentazione da collaudare inizialmente su un gruppo sociale fortemente marginale e altrettanto criticabile, per poi allargarla a una parte più ampia della popolazione in funzione di controllo sociale e di azione repressiva.

Oggi abbiamo conferma dell nostre previsioni. Il ministro degli interni Cancellieri sta proponendo di introdurre nei confronti dei manifestanti le stesse misure allora adottate negli stadi: il Daspo per impedire di partecipare alle mobilitazioni ai militanti più recalcitranti di fronte all’ordine costituito e la cosiddetta flagranza differita, magnifico ossimoro che consentirebbe di prolungare il tempo dell’arresto in flagranza di reato fino a 48 ore dopo i fatti.

Non si tratta qui di entrare nel tecnicismo delle proposte, per altro anticostituzionali, ma di affrontarle dal punto di vista politico. E’ evidente che la situazione italiana sta raggiungendo un livello di esplosività tale che le normali forme repressive non sono più sufficienti per contenerla. Aumentano le difficoltà, le povertà, la disperazione. Aumenta la consapevolezza di non aver più nulla da perdere e conseguentemente la voglia di mettere in discussione le strutture economiche e sociali che ci vengono imposte. Soggetti sociali sempre più variegati sono protagonisti delle mobilitazioni, e fra tutti il magnifico ritorno del Movimento studentesco, con la sua possibilità di incidere dovuta anche e soprattutto alla capacità di immaginare forme di lotta allo stesso tempo innovative e efficaci. In più la magnifica esperienza del Movimento No Tav che sta lì a dimostrare l’arroganza dei potenti a cui contrapporre l’istanza della comunità in lotta: esperienza tanto più straordinaria per la sua riproducibilità.

Tutto questo va arginato con misure repressive eccezionali, perchè quelle a disposizione del Capitale non sono più sufficienti. E se questo comporta il sacrificio delle regole generali del diritto, non è importante. Anche perchè l’enorme apparato mediatico sta già lavorando per creare il mostro del manifestante violento, un nuovo “Nemico Pubblico” contro cui lanciare la crociata.

Come in passato, allorchè il Movimento diventa un pericolo reale per l’ordine costituito, bisogna fermarlo ad ogni costo.

Da parte nostra, la battaglia politica va avanti. Con più accortezza, ma se possibile con più determinazione.

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