Abdelaziz, 20 anni, si è impiccato per un foglio.

Ieri l’altro Abdelaziz si è impiccato, aveva 20 anni.

Si è ammazzato perchè gli avevano rifiutato il permesso di soggiorno a causa di alcuni reati (spaccio, piccoli furti), che evidentemente erano sufficienti per vedergli attribuita una pericolosità sociale. Abdelaziz viveva in Italia da diversi anni, era stato anche ospite di una casa-famiglia negli anni in cui era ancora minorenne. L’arresto per spaccio l’aveva subito qui a Massa.

Non conoscevo Abdelaziz, ma probabilmente l’avrò incontrato ai tempi del suo soggiorno nella nostra città. Non lo conoscevo, ma posso immaginare una storia: storia di difficoltà sociale, di emarginazione, di espedienti per vivere. Di fastidi provocati e di repressioni ricevute. Ne conosco molti di ragazzi appesi a un foglio che non arriva e che non vuole arrivare, o semplicemente Stranieri, in una terra che ha scordato la comprensione e l’accoglienza.

Non aveva il permesso e quindi non poteva lavorare; non poteva lavorare e quindi viveva di espedienti; viveva di espedienti e quindi non gli hanno dato il permesso. Vittima di un perverso circolo vizioso di cui siamo profondamente responsabili. Responsabili di voler conservare il fottuto privilegio di esser nati nel primo mondo, per il quale riteniamo di avere una sorta di precedenza, all’interno di questa porzione di terra. Responsabili di sentirci altri rispetto a chi viene da fuori.

Lo voglio gridare una volta per tutte: è completamente innaturale e disumano aver basato la nostra civiltà sulla separazione in Stati, in nazioni. Sono innaturali i confini e le barriere, le odio, dobbiamo abbatterle. E’ ora che noi compagni torniamo a scoprire il senso profondo dell’internazionalismo.

Addio Abdelaziz, vittima della meritocrazia occidentale.

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