Il caso Pussy Riot. Fra autocritica, complottismo e Antifemminismo.

Non c’è dubbio, il caso Pussy Riot ha prodotto sconquassi. E gravi errori di valutazione.

Innanzitutto un’autocritica da parte di chi scrive. In un post intitolato “I casi Assange e Pussy Riot non riguardano la libertà di parola”  http://redrouge.noblogs.org/post/2012/08/17/i-casi-assange-e-pussy-riot-non-riguardano-la-liberta-di-parola/ provavo ad inserire la vicenda della repressione ai danni del Collettivo femminista russo all’interno di una più complessiva operazione repressiva che colpiva e colpisce tutte le voci discordanti. In particolare provavo a sottolineare come un’azione provocatoria contro il potere, in un’epoca in cui esso detiene il monopolio della forza, può portare a rotture culturali importanti e conseguentemente riproducibili in diversi contesti. Tuttavia sottovalutavo un fattore determinante che è emerso con tutta la sua dirompenza in alcune prese di posizione di compagni e militanti (tutti, ovviamente uomini): la reale forza dell’azione delle Pussy Riot sta nell’essere stata prodotta da un collettivo femminista!

Ancora una volta l’ambiente antagonista del nostro paese viene colto in flagrante: laddove l’azione provocatoria, il gesto di rottura, l’operazione dirompente è opera di una realtà femminile che fa della propria appartenenza di genere una delle maniere di proporsi, ecco fioccare con incredibile puntualità i distinguo, le prese di distanza, addirittura le accuse di complottismi vari.

Fra le varie amenità lette in diversi ambiti, mi ha colpito la necessità di produrre una sorta di galleria delle priorità fra i soggetti che meritano la solidarietà: l’operaio di Taranto è un puro esponente della classe potenzialmente rivoluzionaria e si guadagna ovviamente il primo posto; Julian Assange con la sua offensiva contro il potere si guadagna il secondo posto; e così via.

Meritiamo ben altro ed esigiamo ben altro per modificare la società in cui viviamo. E finchè gli ambienti militanti abbondano di soggetti di questo tipo, le azioni radicali ed estetiche, provocatorie all’eccesso, resteranno necessarie: che cento polli nella vagina fioriscano!

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Una risposta a Il caso Pussy Riot. Fra autocritica, complottismo e Antifemminismo.

  1. Alessio scrive:

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