Un abbraccio collettivo e ripartiamo

Giuseppe, Kerim, Silvia, innanzitutto voglio abbracciare voi, miei cari compagni di viaggio nella straordinaria tre giorni del g8 di 11 anni fa. Dopo la sentenza di condanna dei vertici della polizia per la mattanza della notte del 22 luglio, voglio abbracciarvi perchè nulla ci è stato restituito e nulla è stato cancellato.

Non ci hanno restituito quel senso di ribellione con cui abbiamo attraversato le strade di Genova. Non ci hanno restituito quella splendida voglia di lottare, quel senso di appartenenza, quell’anima dopo allora mai più pura. Non hanno cancellato, la paura, l’angoscia, la corsa, i lacrimogeni, il sangue, gli elicotteri. E il tunnel di Brignole.

Non ci hanno restituito la felicità di assistere per tre giorni alla rappresentazione di un mondo possibile, multicolore, umano. E neppure quello spirito di contaminazione reciproca, di corpi sudati che marciavano insieme. Non hanno cancellato la rabbia, e il senso di impotenza, il dolore e l’odore acre della sconfitta. E neppure gli occhi di odio del poliziotto col lancialacrimogeni puntato al nostro petto, da 5 metri.

No, cari amici e compagni, con questa sentenza non ci hanno restituito nulla che già non fosse nostro, riconquistato con anni di riflessioni e lotte. Solo un soffio di vento in una giornata torrida. E allora abbracciamoci solo un minuto, ma poi rimettiamoci in cammino.

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