Misure contro la prostituzione. Il concetto infame di decoro urbano.

Nelle stancanti giornate di luglio, fra una distratta occhiata ai quotidiani locali ed una più interessata agli effetti della crisi, mi colpisce un articolo, uscito sul Tirreno del 7 luglio.

Si tratta della descrizione dell’ennesima misura discutibile di quest’amministrazione, per la quale i problemi degli ultimi se non si possono affrontare si devono almeno nascondere dalla vista. Era già successo con gli ambulanti di Piazza Aranci, dopo tutto.

Di cosa si tratta? Dell’ordinanza denominata “Misure a tutela dell’incolumità pubblica e della sicurezza urbana” con la quale si prova ad ostacolare la prostituzione sul lungomare la sera. E’, in pratica, un’iniziativa per impedire o quanto meno limitare il contatto fra prostitute e clienti. In particolare mi ha colpito un passaggio dell’ordinanza in cui alle prostitute è proibito “…assumere nell’esercizio della prostituzione, atteggiamenti che possano in qualche modo recare offesa o costituire pericolo all’integrità fisica o morale dei minorenni, alla sanità, alla sicurezza o alla tranquillità pubblica come adescamento, ostentazione scandalosa, molestie ai passanti, clamori e assembramenti idonei a provocare litigi e simili”.

Mi ha colpito, lo confesso. Mi ha colpito per il consueto utilizzo del concetto di “decoro urbano”. Sembra che in questo paese ogni qualvolta ci siano situazione marginali e complesse, l’unico problema sia quello di non colpire la sacra sensibilità della tranquilla famigliola. E la mente corre alla protesta dei migranti per il permesso di soggiorno e contro la sanatoria truffa, che l’anno scorso portò all’occupazione, dapprima del Duomo e poi della scalinata antistante. Ebbene, anche allora si parlò di decoro e della necessità di non urtare la sensibilità dei fedeli diretti in Chiesa.

Ma una misura come quella intrapresa con questa ordinanza, non fa altro che spostare i luoghi della prostituzione in zone magari più isolate, meno visibili e quindi meno sicure. Inoltre la multa che verrebbe inflitta alle prostitute che infrangessero queste regole, potrebbe avere l’unico effetto di scatenare la reazione degli schiavisti e magari di costringere le migranti a fuggire vero i luoghi di provenienza, e quindi verso guerre, sfruttamento ulteriore, miseria.

Viviamo nel primo mondo. Un mondo che ha imposto leggi infami e nelle quali lo sfruttamento è l’elemento cardine. Un mondo che ha anche imposto un complesso sistema di regole ambigue e contradditorie, per le quali esiste un’imposizione di moralità a senso unico. E dove le presunte nudità proletarie dei marciapiedi devono essere nascoste, attaccate, villipese, mentre ben altre nudità si impongono come modello culturale e come strategia di controllo dei corpi e delle menti.

A Marina di Massa anche quest’anno ci sarà la consueta sfilata di moda di ragazzine in costume e lingerie. Non ho nulla contro questa sfilata. Ma non vedo la differenza con altri corpi esposti. E trovo che coloro che hanno trasformato un concetto infame come quello di “decoro urbano”, in un dispositivo di potere e di dominio classista, siano ferocemente colpevoli, ingiusti, ipocriti.

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