S.Anna di Stazzema è un non-luogo. Non i non luoghi antropologici di Marc Augè. E’ semplicemente un non-luogo fisico: non ha case o quasi, è una frazione che non esiste. O meglio acquista esistenza nella memoria dei sopravvissuti, nella dolorosa indignazione dei visitatori, nel ricordo degli antifascisti. In questo senso diviene luogo più di tutto: le sensazioni che ti provoca ti spaccano lo stomaco. S.Anna di Stazzema ti colpisce prima di tutto per il silenzio. Silenzio dei monti e quiete del paesaggio. La Chiesa, il museo, il percorso verso il monumento sembrano rispettare la Storia. Ci andiamo ogni anno con i miei amici e compagni, in prossimità del 25 aprile: è un dovere, è un diritto. Quando sono là, dopo aver visto il museo, letto Calamandrei, osservato lo splendido ambiente naturale, sento un disperato bisogno di parlare, mentre ci arrampichiamo verso l’ossario. E’ come se dovessi fuggire dal senso di disperazione che ti lascia. S.Anna di Stazzema è un monito non compreso. Prima di tutto dalla popolazione locale che non è riuscita a costruire una memoria condivisa su uno degli episodi più atroci della nostra storia. Ma è non compreso neppure dalle stanche liturgie delle commemorazioni che non colgono e non vogliono cogliere il messaggio inquietante di questo straordinario posto: un “mai più” che guarda al futuro verso una società di uguali e che non ha nulla a che spartire con la vergognosa rappresentazione in cui s’è trasformata la democrazia. S.Anna di Stazzema è una narrazione partecipante, che ognuno di noi può contribuire a creare. E’ come se fra quei 560 nomi elencati senza un apparente ordine, ci potesse anche essere quello di ciascuno di noi, improvvisamente. S.Anna di Stazzema è anche e soprattutto un fortissimo urlo contro la barbarie nazista e la canaglia fascista. Ti invade e ti accompagna. E scendi da quei monti col desiderio di vendetta, fortunatamente scacciato immediatamente, non perchè inumano, ma perchè non politico.
S.Anna di Stazzema è molte cose insieme. Ma sicuramente una cosa non è: la grigia burocrazia di un tribunale che trova il vergognoso coraggio di assolvere 17 accusati, ex SS ancora in vita, per mancanza di prove. Che vengano quassù a espiare la loro colpa, giudici, avvocati e accusati, tutti insieme. La storia, la natura di questo luogo, la nostra presenza hanno già giudicato. Non abbiamo bisogno di alcuna sentenza.
Condivido tutto quello che hai scritto… le emozioni che hai urlato, la rabbia, il dolore, la sete di giustizia… perchè quel non-luogo ci ricorda ogni istante la barbarie a cui è arrivata la mente fascista e nazista.