Ieri sera, spinto dal senso del dovere, un po’ di malavoglia, vado a La Spezia, assieme ad altri compagni, per assistere all’assemblea popolare organizzata sul tema dell’immigrazione. Si tratta di un’iniziativa organizzata dall’associazione “Io non respingo”, dedicata alle comunità migranti del territorio, con la presenza fra i relatori del responsabile nazionale sull’immigrazione per la CGIL e dell’assessore comunale al sociale. L’assemblea si tiene in quella che è divenuta di fatto il centro della Spezia multiculturale, piazza Brin.
Gli interventi, interessanti, ma politicamente discutibili, sono solamente il corollario di una serata che dal punto di vista umano, sociale e culturale rappresenta invece una fotografia su quello che immaginavo potesse essere il futuro, ma che quasi ovunque è già presente. Centinaia di migranti, provenienti da diversi paesi, ma principalmente dal Senegal e dal centro America, assistono all’iniziativa e vi prendono parte da protagonisti, rendendo in tal modo un’immagine di quello che significa immigrazione, con tutte le sue straordinarie opportunità e tutte le contraddizioni. Parlare di permessi di soggiorno, di sanatoria, o più semplicemente di diritto al lavoro è l’obiettivo della serata. Ma, attraverso questi obiettivi pratici, fondamentali perchè condizione imprescindibile alla vita, emerge un’altra realtà, straordinaria perchè imprevista, almeno per me: è questa una assemblea di persone che dimostrano uno straordinario legame col territorio in cui hanno scelto di vivere. Emblematico, in questo senso, l’intervento di un Dominicano che chiede all’assessore di intervenire contro la sporcizia e il degrado della piazza. I migranti ascoltano, domandano, partecipano e finalmente prendono parola: si raccontano e polemizzano, chiedono e propongono. Mettono in difficoltà i relatori. Ma anch’io, un po’ lo sono, perchè abituato alle assemblee un po’ ingessate di noi militanti, che sembriamo costretti a seguire una sorta di copione e in parte abbiamo perso la purezza popolare dell’assemblea cittadina.
Appena mi ridesto da queste considerazioni vengo travolto dall’intervento di una madre che racconta i problemi del figlio, nato in Italia, che vive a La Spezia da molti anni e che gioca a basket: ma è costretto spesso a rinunciare alle trasferte perchè è privo di permesso di soggiorno. Sono esempi di vita, semplici ma ferocemente crudeli, nella loro banale ingiustizia.
L’assemblea popolare di ieri è stata una bella sorpresa. Mi aspettavo la solita riunione tecnica e mi son trovato immerso in un mondo nuovo e imprevisto, pieno di difficoltà, ma ricco di colore e di opportunità. E ringrazio Sonia, Madiaw e tutti coloro che attraversano Piazza Brin ogni giorno. Forse non hanno una maturità politica per costruire con questi migranti un forte movimento che, da rivendicativo diventi politico a tutti gli effetti. Ma possiedono una capacità di contatto culturale che, in fondo, è la prima caratteristica per chi vuole cambiare il mondo.