“Sono passati quattro anni e potrebbero esserne passati venti, tale è la percezione che si ha di un evento che ti segna. Sono gli scherzi della memoria che mette a fuoco un momento, uno sguardo, uno scontro e ne deposita altri, miriadi di altri come se imperterrita filtrasse secondo una regola che non comprendi.
Sono passati quattro anni ma sembra ieri, perché ci sono passaggi della vita che ti marchiano, con il loro colore, il loro calore.
Nelle contraddizioni di cui tutti noi siamo vittime, il G8 di Genova rappresenta insieme l’apice e la caduta, la nascita e la morte, il volo e lo schianto.
Eppure di quei giorni assieme drammatici e splendidi custodiamo, ciascuno a proprio modo, un ricordo indelebile che travalica la memoria personale e paradossalmente va a comporre quello straordinario mosaico che prende il nome di memoria collettiva. Perché, finalmente, dopo Genova spariva la zona grigia e si innalzava la necessità di una scelta. Perché o eri con noi o eri con loro.
E noi eravamo belli, eravamo forti, fino a covare l’illusione di essere invincibili.”