Il 13 febbraio anche a Massa, come in tutta Italia, ci si mobilita per reagire alla putrescenza di un sistema politico che si afferma inscenando una battaglia sui corpi delle donne.
L’appello su cui la mobilitazione è stata convocata porta però a confondere, secondo me, le vere responsabilità, innescando un perverso pensiero di condanna morale di tutti quei comportamenti sessuali socialmente non conformi.
Ritengo, al contrario, che individuare nelle donne che accettano questo scambio le vere responsabili della questione, sia sbagliato e pericoloso. Per trovare le vere responsabilità bisogna secondo me entrare nel campo della biopolitica, cioè in quella affermazione sistematizzata di potere che le società disciplinari esercitano sui nostri corpi. Ebbene, credo che le
escort che cedono la propria intimità in uno scambio perverso di sesso-potere, non siano così distanti dai lavoratori di Mirafiori che cancellano la propria dignità sacrificandola su uno scambio altrettanto perverso: quello fra schiavitù e morte. Altre battaglie distruttive, altrettanto pornografiche si giocano sui corpi martorizzati dei migranti o su quelli recalcitranti (e quindi ancor più da colpire) degli studenti.
E’ la nuova situazione di proletari la nostra. Che non essendo più in grado di costruire una nostra coscienza di classe ci limitiamo a cedere le nostre vite al sovrano e ai suoi vassalli, di destra e di sinistra. Roma 14 dicembre ha rappresentato la prima ribellione generalizzata a tutta questo. Vorrei che la giornata del 13 febbraio possa rappresentare un secondo momento di ribellione.
E se Berlusconi è forse l’autobiografia della nostra nazione, è ora il momento di scrivere altre pagine, di riscatto e di assunzione in prima persona della responsabilità. Sui nostri corpi è esercitato un potere, dai nostri corpi rovesceremo questa situazione. E non passando da misere urne e delegando a personaggi di dubbio gusto.